Centro Storico Lebowski - Storia del tifo

Centro Storico Lebowski - Storia del tifo (Le tifoserie)

Centro Storico Lebowski - Storia del tifo

Centro Storico Lebowski

Per raccontare la storia di questi 10 anni dovremmo essere capaci di rispondere a una domanda: “ma l’avete fatto perchè avevate un’idea, una visione, o l’avete fatto a caso?”. Io non l’ho ancora capito e anche chi c’era quel primissimo giorno risponde cose diverse a seconda dei momenti. “Era contro il calcio moderno”, “era per sbronzarci”, “era perchè eravamo già sbronzi”, “era contro la noia del sabato pomeriggio”, “era contro il pacifismo del social forum”. La risposta non si può sapere, non la sa nessuno, e dobbiamo rassegnarci che la storia nasca senza un filo conduttore. Questa caratteristica si ripeterà più volte, in molte svolte importanti, ed è parecchio strana per una storia che ha portato a dei risultati impossibili. Di solito sapere con forza dove si vuole arrivare è la chiave per arrivarci. Qui di posti in cui siamo arrivati ce ne sono stati tanti ma spesso ne abbiamo preso atto solo dopo esservi giunti, un po’ stupiti. Sicuramente ci sono delle cose che sono oggettive: il calcio stava cambiando, diventava sempre più fotogenico e falso. Anche le curve stavano cambiando, meno selvagge e libere. Ma nel 2004, nel 2005, nel 2006, queste cose le capivamo? Ne parlavamo? E in quanti? Il calcio è una cosa che si regge su due gambe. La prima gamba è il personaggio, quello che fa sognare, Batistuta alla bandierina, Cecchi Gori sulla balaustra, Terim sotto la Fiesole, Mazzone contro la curva bergamasca, Cantona che tira sù il colletto. La seconda gamba sono i tifosi che ci sognano, che ci affidano chissà quali desideri e conti con se stesso, che scandiscono con le stagioni calcistiche le tappe della propria vita. Gli esempi sono banali: il babbo che non vede l’ora di portare il figlio allo stadio, la prima volta che si entra in curva da soli, la prima trasferta, 10000 persone che cantano un nome e uno solo. Sono due gambe che vivono di eccessi e per questo il calcio è uno sport selvaggio. E’ bello perchè lo impacchetti quanto vuoi ma resta una cosa rozza e viscerale. Ora, per raccontare cos’è stato “il Lebowski” per fortuna ci sono delle foto, con dei personaggi e dei tifosi dentro, sennò non ci crederemmo nemmeno noi di avere tutta questa storia dietro. L’esordio fu il 6 Novembre 2004 al Campo Staccioli, allora del Porta Romana, contro la Laurenziana: la prima partita della nostra storia al fianco dell’AC Lebowski, III Cat. fiorentina stagione 2004/2005 a campionato già in corso, fu la settimana seguente a quando sarebbe dovuto esserci stato il primo contatto ufficiale. Il Sabato prima infatti (a decisione di formare il gruppo presa) Zwinga che era l’unico che sapeva organizzarsi, ma che non sarebbe potuto essere presente, ci disse di andare a presentarsi ai ragazzi parlandogli del nostro progetto di volerli seguire. Poi vuoi una tedesca di troppo in D’Azeglio, vuoi che putacaso giocavano alla Sales che aveva fatto da scuola calcio ad alcuni di noi, inventammo una scusa sicuramente poco plausibile a Z e liquidammo la presentazione. Il Sabato seguente, senza striscione al seguito perchè non lo avevamo pitturato, ci troviamo dopo scuola (e il Guano nel dopo lavoro) alla fermata dell’autobus. Siamo un gruppo di gente abbastanza eterogeneo con il nucleo centrale rappresentato da studenti di un liceo classico in centro, ci sono anche molte ragazze e gente che odia il calcio dal profondo. Fosco per esempio che è qui da dieci anni penso che lo odi tutt’ora. Qualcuno parte in motorino, altri con l’ataf per tentare di raggiungere il campo. Arrivati a destinazione ci accorgiamo di aver sbagliato ovviamente impianto, tra una peripezia e l’altra riusciamo ad arrivare al campo ma siamo quasi alla fine del primo tempo, non sappiamo se i nostri in campo sono quelli con la maglia rossa o nera e non abbiamo una lira in tasca per pagare il biglietto. All’ingresso quindi ci fanno storie, entriamo a questo punto durante l’intervallo. In campo l’AC Lebowski (squadra autogestita da un gruppo di amici in maglia grigio-nera perchè, si scoprirà poi, la più economica in commercio) sta perdendo 0-3 contro la capolista Laurenziana. Inizia il secondo tempo, Duccio lancia i cori e iniziamo a cantare. Il tifo risulta anche buono e in campo in ragazzi reggono tant’è che la partita finisce sul risultato di 0-3 come fissato dal primo tempo, si potrebbe anche dire che all’esordio la nostra partita l’abbiamo pareggiata! Al triplice fischio i grigioneri che si son sentiti sostenere a gran voce si domandano ovviamente chi cazzo siamo e da dove siamo venuti, qualcuno è davvero incazzato perchè pensa che siamo andati a prenderli per il culo.. arrivano dunque sotto la curva e uno di loro ci domanda “ma chi v’ha mandato, la Misericordia?”.. In qualche modo rispondiamo che siamo degli sbandati e che da quel momento il Lebowski sarebbe diventata la nostra squadra del cuore. Nel gennaio del 2005 ci fu un’amichevole contro il Mugello 2001, primo gemellaggio dei Drugati con la Guerrilla 2001, sciolto dopo sei mesi con parole pesanti tra le due fazioni. Su internet. Perchè non vennero all’ultima giornata, in casa contro la $ancat dopo l’inizio della prima rivalità ! La squadra continuava a non fare un punto e a prendere una vagonata di gol. Ecco alla Sancat arrivammo belli carichi perchè già non ci stavano simpatici chissà perchè, poi nonostante le rimballate che prendevamo ogni Sabato quel giorno davvero ci credevamo, poi eravamo tanti, c’era il sentore forse che stavamo diventando realtà. Poi siccome nella prima mezzora non avevamo ancora preso gol allora abbiamo iniziato a crederci ma se non ricordo male nel finire del primo tempo hanno fatto uno e due. il secondo tempo è ricominciato con due Carabinieri accompagnati da un loro dirigente che sosteneva che non avessimo pagato il biglietto -vero- , nonostante subito dopo il babbo di Montelatici si propose di pagare il biglietto per tutti (rifiutato). Insomma un po’ di maretta due cazzate e tutto rientrato. Sul finire della partita il Lebowski segna l’1-2, tutto frutto del caso probabilmente, noi iniziamo a crederci e dei ragazzotti nativi iniziano a bofonchiare. Al 90° poi succede il delirio, fallo su Ciampaglia circa 1 metro fuori dall’area di rigore e l’arbitro indica il dischetto: pareggio del Lebowski che per noi era già il massimo che ci si potesse aspettare dalla vita. I ragazzotti, che erano più grandi di noi per età e stazza, vengono da noi ragionando boh che gli stavamo rubando la partita e che non avevamo pagato il biglietto. Ci fu allora un po’ di tensione così e cosa’ se non che al 94° Pioggia si imbuca in area di rigore e segna il 2-3, questi ragazzotti magari continuavano a parlare ma a quel punto tutto il Lebowski era sotto il nostro settore e noi con loro a scuotere la rete, per esultare la gente s’arrampicava, partivano calci alle recinzioni, tacchettate nei denti, un delirio, fango, una roba mostruosa, non ricordo di aver esultato mai tanto in vita mia, s’era vinto. In settimana ci arrivò una multa perchè ci arrivò una multa per scoppio di petardi (mai accesi) ed una richiesta di risarcimento danni da parte della $ancat alle recinzioni. Ma le recenzioni s’andò a vedere erano integre. Nulla di più, cosa vuoi che fosse, s’era i Drugati! E contro la multa di 62 euro e la squadra odiata, si fece il primo striscione ultras. Gennaio 2005, Sorms San Mauro a Signa – Lebowski. Il 2007 è stato un anno particolare per il calcio italiano e per gli ultras. Dopo la morte del commissario Raciti negli stadi misero i tornelli, l’area di prefiltraggio, proibirono i tamburi e gli striscioni dovevano essere autorizzati dalla questura tramite fax. A novembre poi ci fu l’omicidio di Gabriele Sandri e anche quella fu occasione per aumentare la repressione sulle curve italiane. Da parte nostra, la stessa settimana, ci trovammo coinvolti nei famosi “fatti di Colonnata”, che fecero titolare al giornale La Nazione: “Ultras, guerriglia dalla serie A alla terza categoria”. In seguito agli eventi, Urban Kaos e Drugati si sciolsero e qualche tempo dopo fu deciso di costituire un nuovo gruppo: “Ultimi Rimasti”. Il 2008 è stata una stagione decisiva. Nel gruppo erano entrati in pianta stabile un nutrito gruppo di ultras della curva Fiesole e ci furono da “accordare” un pò le diverse posizioni tra esigenze che rimanevano più fedeli allo spirito insensato degli esordi e chi aveva una linea più “classicamente ultras” Il mix che ne è venuto fuori crediamo sia una cosa rara. Sporting Sesto – Lebowski prima di campionato e vittoria esterna 2 a 1. Noi al Lebowski non abbiamo quasi mai parlato di “calcio popolare”, abbiamo parlato piuttosto di “calcio minore”. Perchè l’espressione “calcio popolare” per alludere al calcio dilettantistico non la capiamo bene. Quando il modo di vivere la squadra è quello istintivo nei tifosi, il calcio è popolare anche ai massimi livelli. Lo è in serie A come in Terza categoria. Le curve strapiene dalle 11 della mattina, le coreografie immense, le trasferte di massa dove il biglietto del treno lo pagava solo chi poteva, gli odii e le polemiche, le chiacchiere da bar, i ragazzi che scavalcano, la domenica rovinata dalla sconfitta per la squadra, le turbolenze. Sono cose “popolari”, no? Noi siamo ripartiti dal “calcio minore”, con tutte le difficoltà del caso, solo perchè nei campi di periferia c’era meno polizia, meno denaro, meno televisioni. Ma non ci siamo inventati niente di nuovo. Solo, i nostri modi di fare, che vogliamo conservare, sbattono contro meno muri. Le cose cambiano nell’estate del 2010. Decidiamo di fondare una nostra società. Decidemmo di chiamarla Centro Storico Lebowski. Centro Storico perchè tutto è nato in piazza D'Azeglio, in mezzo a Firenze. Nel volantino che distribuimmo alla prima uscita pubblica c’era scritto così: "Per spiegare cosa sia il Centro Storico Lebowski val la pena descrivere cosa ci ha allontanato dallo scintillante calcio della serie A. Ci eravamo stancati di campionati senza sorprese, di classifiche disegnate dai diritti tv e dagli intrighi di palazzo, di partite ogni tre giorni, sempre più frenetiche e meno spettacolari, di un calcio senza attese e pause, che non riesce più ad aspettare la domenica, di un asservimento alle leggi del mercato che trasforma il gioco in merce, dell'azione dello Stato con i suoi decreti speciali a tutela del business. E' solo un caso, ma la prima stagione di questa nuova squadra coincide con l'introduzione della tessera del tifoso. Il progetto appare come una fidelizzazione del tifoso in ottica commerciale, legata pal fine statale della pubblica sicurezza. E' la fabbricazione di questo nuovo tifoso a generare il problema assillante della sicurezza: la creazione di una tifoseria di consumatori infatti passa strategicamente dal controllo e dalla selezione dei tifosi, che non possono più autogestire lo spazio della curva e sviluppare una loro cultura calcistica. Allora qual è il nostro calcio? Intanto un calcio dove tra squadra, tifosi e società ci sia identità. Il CSL è prima di tutto degli Ultimi Rimasti, che sono il cuore di tutto ciò che facciamo; è di chi taglia l'erba del campo prima delle partite, di chi organizza le feste per portare i soldi per iscriversi al campionato, di chi fa le collette per autofinanziare il materiale sportivo, di chi pulisce la sede, di chi raccoglie i palloni dopo l'allenamento, di chi porta con passione e rispetto i suoi colori in campo. Abbiamo in mente di creare un contesto dove fare calcio nella massima autonomia, per quanto ci è possibile, dalle ingerenze dello Stato e del mercato nel gioco. Per questo puntiamo a esistere grazie all'autofinanziamento e all'aiuto degli appassionati di vero sport, senza concedere niente alle speculazioni che accompagnano il calcio di oggi. Per questo, accanto alle esigenze tecniche della squadra, nella rosa c lo spazio per chi ha bisogno, in un momento magari un po' difficile della sua vita, di un momento di condivisione e amicizia, di respirare l'aria del campo e dello spogliatoio. Per questo siamo entusiasti che il nostro tifo sia ancora l'autogestione di uno spazio comune, quale la curva. Appena ci è possibile vorremmo fare una scuola calcio, che sia prima di tutto un momento di crescita, di aggregazione e di sentimento, dove non sia importante il talento e i risultati, ma in cui tutti i ragazzi imparino ad allacciarsi le scarpe, a fare la doccia con i compagni, a prepararsi la borsa autonomamente, a crescere in gruppo con lealtà e rispetto per le differenze. Vorremmo fare dello stadio che ci ospita una nuova casa per il quartiere, creando un luogo aperto a chiunque voglia riscoprire il sapore di un calcio antico e popolare. Presentiamo così il nostro progetto, invitando chiunque vi riconosca delle tracce del calcio che sogna da sempre a darci una mano, venendo a vedere le partite, cantando con i nostri tifosi, facendo il volontario in società, proponendo stimoli e contribuendo all'autofinanziamento della squadra. Siamo nati ora e vogliamo durare per tanti e tanti anni; questo sarà possibile, nel modo descritto (che è il solo modo che giustifica l'esistenza di questa squadra), solo se il Lebowski apparterrà davvero a chi la ama. Chi, per quest'anno, ha l'onore e il compito di rappresentarla.

Tratto da: www.cslebowski.it

CENTRO STORICO LEBOWSKI

NASCITA: 2004 (Drugati)

GRUPPI PRINCIPALI ATTUALI: Ultimi Rimasti Lebowski

GEMELLAGGI-AMICIZIE: Juve Stabia, Coloniacs (Colonia) -  Rondinella

RIVALITÀ PRINCIPALI:


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