Con questo titolo un po' polemico al limite del sarcastico vogliamo introdurre un tema che esce dai radar delle curve di cui siamo abituati a parlare, facciamo infatti un passo indietro nei tempi grazie alla lettera aperta che ci ha inviato una madre per fare un piccolo paragone tra quella che era la nostra adolescenza (e per nostra parlo da chi è minimo over25) e l'adolescenza dei cosiddetti millennials.
Proprio l'altra sera ragionavo con un amico di come abbiamo passato l'infanzia, ci sono venuti in mente i migliaia di aneddoti che abbiamo vissuto nei primi anni di libertà tra le scorribande sui campetti senza un filo d'erba o nelle "prime trasferte di gruppo" con le nosrtre biciclette per sfidare i quartieri vicini in epiche partitelle di calcio che finivano di rado in amichevoli terzi tempi, il quadro generale dell'adolescenza che un po' tutti noi abbiamo vissuto.
Oggi non è più così, dove sono finiti i ragazzini con le ginocchia sbucciate? Le strade sono completamente desolate, i campetti dove venivano allestiti rettangoli di gioco mai perfetti con i pali delle porte fatti con i giacchetti sono ormai un ricordo lontano. Infatti i ragazzini che dovrebbero cominciare ad imparare come si "rimette la catena", oggi sanno solo come come sfidarsi online nei giochi sui tablet, per l'amor del cielo, anche noi ci siamo sfondati di videogame ma nei circoli con gli amici attendendo il più bravo da sfidare con la folla dietro pronta ad esultare, non di certo in cameretta su un dispositivo da 3/400 euro. Forse la mia è solo nostalgia che tende a difendere il periodo storico che ho vissuto, le conferme però mi arrivano quando vedo i genitori (che come me dovrebbero ricordarsi di come siamo cresciuti) educare i propri figli davanti agli schermi di qualunque tipo, già da quando i figli non sanno ancora parlare al minimo pianto i genitori invece di perderci un attimo di tempo si tende subito a piazzare un bel video su youtube e tutto si risolve.
Traendo delle conclusioni il mio appello è quello di invitare i genitori a buttar fuori i propri figli dalle camerette e di cominciare a fargli sbucciare qualche ginocchio, non risolvete i capricci con il video su youtube ma fate come Isabella la mamma che ci ha scritto la lettera qui riposrtata che sacrifica il proprio tempo libero con il sorriso per scarrozzare il proprio figlio per i campetti di provincia tutti i week-end.
Lettera aperta
"Sono una mamma di un piccolo calciatore e faccio parte di una squadra anch'io.
È una grande squadra composta da tantissime mamme, ma anche babbi, nonni e zii... Non abbiamo un campo dove giocare e non stiamo mai in panchina, il nostro ruolo è dietro le squadre di tanti piccoli calciatori.
Ci troviamo spesso in macchina fra un campo e l'altro o fra la scuola e la fermata del pulmino della società. Giochiamo partite quotidiane con lavatrici e scarpette piene di fango, con le etichette sulle quali scriviamo iniziali, nomi e gli anni per non perdere niente. Invece di cucinare manicaretti affettiamo panini perché spesso non c'è tempo per i pranzi o al massimo pasta in bianco, crudo, grana e crostata per finire. Le nostre girate nei fine settimana sono fra i campi sportivi, quelli dei campionati o quelli un po' più lontani dei tornei. Ne faccio parte con orgoglio da 10 anni: sono cambiate le maglie, le taglie e qualche colore. Spesso mi chiedono come faccio a far incastrare tutti gli impegni.
Chi non fa parte di questa bellissima squadra vede un gran sacrificio!
Io vedo invece solo la passione di mio figlio e questo mi basta per sentirmi sempre vincente, Vinco in auto quando andiamo al ritrovo prima della partita, vinco quando faccio i panini e quando litigo con la lavatrice o con la borsa piena di panni da lavare, vinco anche quando mio figlio perde.
"La mia squadra è magica, si vince nel momento in cui si inizia a farne parte"
Piccoli Calciatori - Isabella Tamburini